Giovanni Ricordi (1785–1853), di professione violinista e copista, comincia presto a collezionare partiture e libretti. A partire dal 1803 firma diversi contratti con alcuni teatri milanesi, che gli accordano i diritti di diffusione di parti del materiale musicale da lui prodotto: sono il Teatro Carcano, il Teatro del Lentasio e il Teatro Girolamo. I contratti gli assicurano, ad esempio, il diritto di vendere brani per pianoforte o voci orchestrali. Queste prime acquisizioni di materiali musicali rappresentano, di fatto, la genesi dell’Archivio Storico Ricordi.
È un’epoca in cui, analogamente a quanto accade in Germania, Francia e Inghilterra, anche l’editoria italiana comincia a fiorire. Sono ormai trascorsi più di tre lustri dalla Rivoluzione francese, Napoleone ha dato inizio alla sua campagna di conquista dell’Europa; dalla Gran Bretagna la rivoluzione industriale si estende anche all’Europa centrale e meridionale. In particolare Milano diventa, tra l’era napoleonica e la Restaurazione, un centro dell’editoria italiana e un polo di attrazione per artisti di ogni genere. Il 1808, anno della fondazione di Casa Ricordi, vede l’istituzione, sul modello del Conservatoire di Parigi, del Conservatorio di Musica di Milano. I tempi quindi erano in un certo senso maturi per un’impresa come Casa Ricordi; non si trattava tanto di concepire l’idea di una casa editrice quanto piuttosto, cogliendo i segni del tempo, di realizzarla concretamente. Giovanni Ricordi è un genio imprenditoriale e un uomo coraggioso: nell’estate del 1807 si reca a Lipsia presso la Breitkopf & Härtel, l’affermata casa tedesca di edizioni musicali, per impratichirsi nelle tecniche di stampa musicale, e fa successivamente ritorno a Milano portando con sé un torchio calcografico. Il 16 gennaio 1808, insieme all’incisore e negoziante di musica Felice Festa, fonda la casa editrice Ricordi. I locali si trovano in Contrada Santa Margherita, nelle vicinanze del Duomo e, nonostante i ripetuti spostamenti, la direzione di Casa Ricordi rimarrà sempre in questa zona. L’atto originale della fondazione, che riporta la data “Milano questo dì Sabbato 16 Gennajo 1808” e le svolazzanti firme dei due fondatori, parla della fondazione di una “stamperia di musica”, che impiegherà sia la tecnica dell’incisione che quella della stampa (impressione).
Festa tuttavia lascia la ditta nel giugno dello stesso anno e da quel momento Giovanni Ricordi prosegue autonomamente. Le prime pubblicazioni, peraltro, non riguardano opere liriche, bensì composizioni puramente strumentali: Fantasia con variazioni dell’abate Moro, Le stagioni dell’anno di Antonio Nava per chitarra francese, e il Giornale di Musica Vocale Italiana, un periodico musicale concepito per essere pubblicato su abbonamento, ogni numero consta di 360 pagine. Giovanni riesce a stipulare ulteriori contratti con altri teatri milanesi, che gli accordano condizioni sempre più vantaggiose per la sua attività commerciale. Una mossa abile si rivela l’impegno di Ricordi nel campo della didattica musicale. Nel 1812 pubblica un manuale di pianoforte del pianista e compositore Francesco Pollini, e nello stesso anno diviene l’editore ufficiale del Conservatorio milanese (“Editore del Regio Conservatorio e delle Case di Educazione del Regno”).
Nel 1814 vede la luce il primo catalogo, una pietra miliare nell’ancor breve storia della casa editrice: “Catalogo della musica stampata nella nuova calcografia di Giovanni Ricordi,” con 142 pezzi singoli oltre ai 35 relativi alle prime tre annate del Giornale di Musica. Salta immediatamente all’occhio che il catalogo comprende musica prevalentemente strumentale, in accordo al gusto del tempo ancora improntato al Settecento, venendo soprattutto incontro alle esigenze di un mercato amatoriale in forte espansione, con un’offerta destinata in primo luogo ai dilettanti e ai cultori di musica dei ceti borghesi, allora in ascesa in tutta Europa. L’ora dei grandi compositori operistici di Ricordi scoccherà solo più tardi, quando la redditizia attività di noleggio si ripercuoterà anche sul catalogo delle partiture stampate. Interessante è quanto Giovanni scrive nella prefazione indirizzata ai destinatari del catalogo, rivolgendosi ai “Signori Dilettanti”, ai “Professori di Musica” e agli “Impresarj di Teatro”. Si coglie così il profilo e lo sviluppo di una società borghese, in cui la musica è attivamente praticata in famiglia, fra le pareti domestiche, dove la musica viene inoltre regolarmente insegnata e i teatri, congedandosi dalla tutela delle corti, si accingono a diventare delle “imprese”.
Dal dicembre del 1814 Giovanni Ricordi lavora in qualità di copista e suggeritore presso la Scala di Milano. Ora il suo nome compare anche sul frontespizio dei libretti, e dal 1820 come “Editore e proprietario della musica”. Già il secondo catalogo di Casa Ricordi, pubblicato nel 1815, rivela un tendenziale aumento di musica teatrale. Ricordi ha conquistato nel frattempo una certa notorietà, istruisce apprendisti nelle tecniche della calcografia (tra gli altri, Francesco Lucca, che più tardi diventerà il suo principale concorrente in campo editoriale), ed estende il proprio archivio.
Il noleggio di copie ai teatri resta però la sua attività primaria. Nel corso degli anni ottiene dal Teatro alla Scala delle condizioni via via più generose per la diffusione del materiale musicale. Ben presto queste concessioni sono completamente svincolate dalla stipula di singoli contratti. La posizione di Ricordi nei confronti dei teatri diventa sempre più forte e il suo archivio cresce costantemente. Nel 1825, infine, la Scala gli cede il fondo completo in suo possesso. Giovanni lo acquista per 300 lire austriache, con la clausola che ridurrà le tariffe di noleggio per la Scala. Nello stesso anno vede la luce il “Gran Catalogo” con circa 2 500 edizioni, in cui si accenna per la prima volta alle filiali aperte da Ricordi in luoghi strategici: a Firenze (Via dei Calzajoli) e a Londra (Piccadilly). Ricordi inaugura la “Litografia Ricordi” e suo figlio Tito fa il proprio ingresso nella ditta. Il ragazzo ha un bel talento per il disegno e, come il padre, ha imparato in Germania il mestiere del tipografo. La litografia è importante in quanto preannuncia la raffinata realizzazione delle copertine delle edizioni musicali che più tardi, con le Officine Grafiche Ricordi, diventerà una caratteristica distintiva della casa editrice. A tal proposito l’Archivio Storico custodisce una serie di edizioni musicali molto interessanti dal punto di vista grafico-figurativo, un esempio fondamentale di come la grafica si sviluppò nel settore dell’editoria musicale dalla metà dell’Ottocento fino agli inizi del Novecento. Proprio a cavallo tra i due secoli, le Officine sono divenute estremamente importanti anche per la realizzazione di manifesti e materiale pubblicitario. Anche in questo campo l’Archivio vanta una importante raccolta.
Nel 1844 appare il primo catalogo in cui la produzione editoriale dell’Editore non viene più espressamente reclamizzata a fini pubblicitari ma è presentata come un fatto ovvio e acquisito. Da sei anni, l’impresa ha traslocato nella prestigiosa sede di Contrada degli Omenoni 1720, dove ai reparti aziendali si aggiunge un locale adibito alla vendita. A questo punto l’accento si è spostato inequivocabilmente sul teatro musicale – della scuderia Ricordi fanno parte Rossini, Bellini, Mercadante e Donizetti (il compositore italo-tedesco Simone Mayr lo aveva presentato a Giovanni Ricordi nel 1815), e naturalmente Giuseppe Verdi: il suo Nabucco ha riscosso nel 1842 un successo mondiale, inaugurando così l’era verdiana.
Quello di Giuseppe Verdi e Giovanni Ricordi è l’incontro di due personalità che, nel genere operistico inteso come fenomeno estetico e sociale, la pensano in modo simile e, in vista del suo ulteriore sviluppo, perseguono un progetto comune. L’incontro di queste due personalità, ognuna a modo suo originale, in un’epoca movimentata sotto il profilo politico, economico e sociale, avvia una fortunata collaborazione coronata da incredibili successi. Per entrambi qualità artistica e orientamento del mercato, seppur con differenti posizioni, formano un binomio indissolubile: “Qualità e ricerca artistica, rilancio dello statuto dell’arte musicale, gestione stretta dei processi di mediazione, successo di pubblico, accumulazione economica, crescita dell’impresa sono gli elementi di un’unica visione grazie a cui Ricordi indica la strada per la nuova istituzione – moderna, romantica e italiana – dell’arte musicale.” Il termine “italiana” rappresenta in questo caso una precisazione importante, perché Ricordi e Verdi condividono anche la visione di un’Italia unita nel segno del Risorgimento. A partire dal 1842, l’anno della prima rappresentazione del Nabucco, le opere di Verdi vengono rivestite di significazioni politiche. In quale misura il suo lavoro artistico e le suggestioni patriottiche che ne derivarono abbiano interagito fra loro, è ancora oggi oggetto di discussione.
Nel medesimo anno, il 1842, Giovanni Ricordi fonda anche la prima rivista musicologica d’Italia, la Gazzetta Musicale di Milano. Probabilmente qui è già presente l’influsso del figlio Tito I, che da tempo carezzava l’idea di questa rivista, anche con l’obiettivo di creare un organo attraverso cui pubblicizzare l’acquisizione dei diritti sulle composizioni da parte di Casa Ricordi. L’introduzione e l’applicazione di una tutela efficace del diritto d’autore è un tema che sta molto a cuore a Giovanni, tema di cui Tito I e Giulio si occuperanno poi intensamente.
La Gazzetta viene pubblicata, con brevi interruzioni, dal 1842 al 1902. Diversi esemplari della collana sono conservati nell’Archivio e permettono di ricostruirne la storia.
La Gazzetta era un bollettino d’informazione che riguardava non solo i diritti editoriali, ma anche la vita culturale di Milano, ivi comprese le recensioni degli spettacoli, nonché un foro per la discussione di questioni estetico-musicali. Nata sul modello di analoghe pubblicazioni francesi e tedesche, la rivista è il primo periodico di questo genere in Italia. La redazione è curata da Giacinto Battaglia, un giornalista teatrale già molto affermato; la rivista esce inizialmente di domenica, poi a partire dal 1847 tutti i mercoledì. Una volta al mese contiene come inserto una composizione musicale. Alla fine di ogni anno, le dodici composizioni sono ripubblicate in un volume della costituenda “Antologia classica musicale”; in un’occasione viene addirittura realizzata una collezione di figurini dell’opera romantica da distribuire agli abbonati. La sommossa risorgimentale del marzo 1848, le famose “Cinque Giornate di Milano”, causa una prima sospensione della pubblicazione, che viene tuttavia ripresa subito dopo con un titolo fortemente politicizzato, Gazzetta Musicale di Milano ed Eco delle Notizie Politiche, e poi, dal mese di luglio, nuovamente come rivista di carattere puramente musicale. Anche in seguito, i disordini e le circostanze instabili dell’epoca faranno sì che la pubblicazione della Gazzetta subisca diverse interruzioni. Nel 1853 Tito I ne assume personalmente la redazione, seguito nel 1856 da Alberto Mazzucato e nel 1858 da Filippo Filippi.
La consuetudine di pubblicare una rivista musicale della Casa venne mantenuta da Ricordi anche in seguito: dal 1871 al 1878 uscì, dapprima come supplemento annuale gratuito per gli abbonati alla Gazzetta, la Rivista Minima; dal 1902 al 1905 Musica e Musicisti; dal 1906 al 1912 Ars et Labor, chiaramente influenzata dall’Art Déco; dal 1919 al 1942 Musica d’Oggi, e tra il 1951 e il 1957 Ricordiana.
Con la sua attività, Giovanni Ricordi avvia nel campo del melodramma italiano un processo decisivo, che interessa anche lo sviluppo dell’opera sotto il profilo dell’autonomia e unicità della produzione artistica. Il coscienzioso lavoro di promozione svolto da Ricordi nei confronti degli autori e del loro lavoro, unito al suo intuito imprenditoriale, fanno sì che, in appena quarant’anni di vita, una piccola copisteria musicale si trasformi in un editore musicale influente e di grande successo.