Giulio Ricordi (1840–1912) assume ufficialmente la gestione della ditta alla morte di Tito nel 1888. In realtà il padre lo aveva già coinvolto negli affari molto prima, affidandogli diversi incarichi. Fin dal suo ingresso ufficiale nell’impresa nel 1863, Giulio influenza perciò molte decisioni che riguardano la conduzione aziendale. Sotto la sua egida, anche le altre arti – soprattutto la grafica e le arti visive in generale – acquistano un peso maggiore nell’attività della ditta. Giulio stesso dipinge, suona il pianoforte, e la sua vena giornalistica fa sì che egli si dedichi con grande impegno allo sviluppo dei periodici della casa, ma soprattutto è lui stesso un compositore. Sotto il bizzarro pseudonimo di Jules Burgmein, Giulio Ricordi ha pubblicato, infatti, numerose composizioni per pianoforte, piccoli ensemble, e un’operetta di notevole successo dal titolo La secchia rapita. Giulio ha una personalità complessa e contraddittoria: nel 1856, a causa del suo atteggiamento ribelle, viene espulso dalla scuola, e per farsi perdonare dal padre, dà una mano in ditta come segretario. Non ancora ventenne, è un fervente patriota e sostenitore della causa risorgimentale, tanto che nel 1859 si arruola come volontario. Molto più tardi pubblicherà i suoi ricordi di questa fase sotto il titolo Primavera della vita. Nel 1862 sposa Giuditta Brivio, da cui avrà sei figli. Tito I intuisce le potenzialità del figlio e lo sostiene in ogni modo. Nel 1871 lo manda in Germania a studiare la grafica e il design, e a impratichirsi nelle tecniche di stampa. Dopo il suo ritorno a Milano, gli trasferisce ben presto molti incarichi nell’ambito della casa editrice.
Nella ditta Giulio si impegna in primo luogo nella redazione delle riviste, in particolare della Gazzetta. Diventa soprattutto il nuovo e decisivo interlocutore con colui che è, di fatto, il fiore all’occhiello di Casa Ricordi: il compositore Giuseppe Verdi. Giulio vedeva riuniti in lui i suoi stessi ideali musicali e patriottici. Tito si era subito accorto dell’abilità del figlio nel trattare con Verdi, e lo aveva spesso coinvolto nei loro colloqui.
All’assorbimento della casa editrice Lucca, con cui Ricordi si è liberato del suo principale concorrente, fanno seguito, sotto la direzione di Giulio, ulteriori acquisti: Orlando a Napoli, Bartolo a Roma, Schmidl a Trieste, Pigna a Milano; vengono inoltre aperte altre filiali, in Germania, Austria, Ungheria, Scandinavia e, nel 1911, a New York. Nel 1902 Ricordi allestisce nuovi locali in Viale di Porta Vittoria (dove dal 1884 hanno sede anche le Officine). Il catalogo della casa editrice comprende circa 110.000 pubblicazioni.20 Nel 1908 Casa Ricordi festeggia il centenario della propria fondazione.
Nel giro di un secolo la piccola copisteria artigianale si è evoluta in una grande casa editrice musicale, che domina il mercato e opera a livello internazionale, divenendo un simbolo della musica e dell’editoria italiana.
Nel suo discorso celebrativo, Giulio Ricordi menziona l’emblema della casa editrice, i “tre cerchi” intrecciati tra loro e tuttavia indipendenti (gli “anelli borromei” del primo Rinascimento), che simboleggiano “l’unione e la forza”. Il logo con l’aggiunta del motto “ars et labor” era nato intorno al 1875: l’emblema compare nell’intestazione di una lettera di Giulio Ricordi al londinese Tamplini datata 10 febbraio 1875, e sul frontespizio della Rivista Minima (diretta da Antonio Ghislanzoni) del medesimo anno. Nel periodo a cavallo tra il XIX e il XX secolo, i tre cerchi vengono abilmente impiegati su partiture, trascrizioni pianistiche e libretti, adattandoli artisticamente alla grafica delle copertine. Queste realizzazioni sono un valido esempio di come le Officine Grafiche Ricordi sviluppassero accuratamente il design dei loro prodotti.
Con profondo intuito e un’eccellente conoscenza del mercato musicale, nel momento in cui l’energia produttiva di Giuseppe Verdi comincia a scemare, Giulio si mette alla ricerca di un nuovo astro. Il geniale editore-impresario ha nel frattempo sviluppato e consolidato il proprio primato nell’ambito dell’editoria musicale. Chi viene pubblicato da Ricordi ha concrete possibilità di emergere ed è in buone mani, perché Giulio, una volta che ha deciso di impegnarsi per qualcuno, si dedica con vero slancio alla sua promozione. È in effetti “l’abile burattinaio” della scena musicale italiana del suo tempo. All’ormai anziano Verdi egli “affianca”, con un sicuro istinto per il talento musicale del suo nuovo protetto, un giovane Giacomo Puccini, alla cui ascesa e fama mondiale Giulio contribuisce in misura decisiva: “Il Puccini, a parer nostro, ha … questa preziosa qualità … di avere nella propria testa … delle IDEE: e queste si hanno o non si hanno …”. Giulio sostiene Puccini sia moralmente che economicamente, lo aiuta a superare i momenti di crisi personale e produttiva, lo accompagna alle prime, intrattiene con lui un intenso scambio epistolare. Impeccabile e cordiale come uomo, geniale come imprenditore, Giulio conduce Casa Ricordi all’apice del successo. Nel 1910 vengono inaugurati, per la produzione e il magazzinaggio, dei nuovi e più spaziosi locali in Viale Lombardia (oggi Viale Campania). Ormai il 70% delle opere in cartellone alla Scala appartiene al catalogo Ricordi, rispetto al periodo intorno al 1860 il giro d’affari legato ai contratti editoriali si è triplicato.